Holst e i Pianeti: un viaggio musicale nella spiritualità cosmica

Holst i pianeti

La musica, sin dai tempi più antichi, ha sempre intrecciato un legame profondo con lo spirito umano. Le sue note, vibrando nell’aria, sembrano toccare corde nascoste all’interno di noi, suscitando emozioni intense e trascendendo le barriere del linguaggio.

Come un’onda che si infrange sulla riva dell’anima, la musica ha il potere di trasportare l’uomo verso orizzonti inaspettati. Un linguaggio universale che parla al cuore, la musica è capace di elevare lo spirito, di consolare, di ispirare e di unire.
Dalle antiche liturgie alle moderne performance, la musica ha sempre rivestito un ruolo centrale nelle diverse culture e religioni. Un elemento unificante che ha accompagnato l’umanità nel corso dei secoli, la musica è stata utilizzata per celebrare, per pregare, per guarire e per esprimere il mistero dell’esistenza.

I canti gregoriani ad esempio, sono la più alta espressione musicale per l’elevazione dell’anima, ma ci sono anche altre opere, forse poco conosciute, che esprimono un alto potenziale spirituale in connessione con la realtà imperfetta e incoerente dell’uomo, ma che in qualche modo possono accompagnarlo nel suo percorso di progressione verso l’infinito.

La vera arte è quella in grado di arrivare ai nostri cuori in modo da ispirarci ed aiutarci nel nostro cammino verso l’evoluzione dello spirito, verso il ritorno nei cieli da cui proveniamo. Quante volte ci è capitato di rimanere in estasi davanti ad una scultura o ad un dipinto o nell’ascolto di una particolare opera musicale. Il motivo è racchiuso nelle frequenze elevate che emanano queste grandi opere realizzate da grandi artisti. Opere donate al mondo ed agli uomini per sostenerci nel nostro percorso di evoluzione e di elevazione verso il Divino.

Oggi vorrei parlare di un grande compositore, forse non celebre come i più famosi e conosciuti, ma comunque un personaggio che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica: Gustav Holst. Holst è stato un compositore inglese di origini svedesi, nacque a Cheltenham nel 1874. Fin da piccolo mostrò una grande passione per la musica, ereditata dal padre pianista e organista. Si formò al Royal College of Music di Londra, dove affinò le sue doti compositive.

La sua musica si distingue per la forza delle melodie e delle armonie. Affascinato dall’astrologia e dalla teosofia compose la suite orchestrale “I Pianeti”, un affascinante ritratto musicale dei pianeti del sistema solare. In questa monumentale composizione, Holst dipinge con i suoni le caratteristiche di ciascun pianeta, creando delle atmosfere uniche e suggestive.

Holst studiò la Bhagavad Gita e i Rig Veda e l’influsso di queste due opere è evidente in alcune delle sue opere, in particolare nei “Choral Hymns from the Rig Veda”. In questa composizione, Holst attinge direttamente ai testi sacri dell’induismo, cercando di tradurre in musica la profondità e la spiritualità di questi antichi inni.

Oltre a “I Pianeti”, Holst compose numerose altre opere, tra cui sinfonie, musica corale e da camera. Il suo interesse per le tradizioni musicali di diverse culture influenzò profondamente il suo stile compositivo, rendendo la sua musica ricca di sfumature e suggestioni. Holst morì a Londra nel 1934, lasciando un’eredità musicale di grande valore, ancora oggi molto apprezzata e studiata in tutto il mondo. La sua capacità di tradurre in musica le emozioni e le sensazioni più profonde lo rende uno dei compositori più importanti del XX secolo.

Da un punto di vista prettamente musicale, con “I Pianeti” Holst modificò indelebilmente la musica orchestrale in tutto il mondo. Inoltre, influenzò tutta una generazione di compositori di colonne sonore cinematografiche del XX secolo. Sono molti infatti, i compositori che hanno tratto ispirazione in modo evidente, se non addirittura copiato totalmente, dall’opera di Holst, soprattutto dal primo movimento “Mars, the Bringer of War”.

L’opera “I Pianeti”, fu concepita a partire dal 1914 e terminata nel 1916, sulla scia del grande interesse di Holst per la teosofia e l’astrologia anche se, mi preme precisare, non è lo studio teorico di queste discipline che rende grandi gli artisti, ma la connessione del cuore con le dimensioni più elevate della vita dove vibrano le frequenze fonte di ispirazione di queste grandissime opere. Ma un certo interesse verso queste discipline è sintomo di un certo grado di consapevolezza che attira gli uomini verso la vera conoscenza, cioè quella spirituale.

La teosofia è una disciplina che ci spiega le leggi dell’universo e la vera essenza dell’essere umano. Attraverso di essa sono stati rivelati all’umanità i segreti del mondo che ad oggi sono a disposizione di tutti, anche se la maggioranza della popolazione mondiale ancora non li riesce a vedere. Nella teosofia c’è la risposta ai misteri del mondo ed è a disposizione dell’umanità.
A.A. Bailey, autrice tra i maggiori rappresentanti della teosofia, in “Trattato dei sette raggi – Astrologia Esoterica” (Editrice Nuova Era, 1971). afferma che:

“l’astrologia è in essenza la presentazione più genuina della verità occulta, poiché è la scienza che tratta delle energie e delle forze che agendo attraverso e sullo spazio con tutto ciò che esso contiene, lo condizionano e lo governano.”

Questo sta a significare che attraverso l’astrologia si possono spiegare tutti i fenomeni della vita a qualsiasi livello. Sempre la Bailey infatti, ci dice che l’umanità, durante il suo percorso evolutivo, attraversa tre croci astrologiche. Queste croci rappresentano diversi livelli di coscienza che l’uomo deve raggiungere per terminare la sua esperienza terrena ed entrare così nel Regno dei Cieli e sono caratterizzate dalle costellazioni.

Le tre croci astrologiche sono la croce mobile (composta da Gemini, Virgo, Sagittarius e Pisces), la croce fissa (composta da Taurus, Leo, Scorpio e Aquarius) e la croce cardinale (espressione di Aries, Cancer, Libra e Capricornus). Ognuna di queste croci è composta da 4 bracci, ognuno dei quali rappresenta una costellazione dello zodiaco. Le costellazioni a loro volta imprimono determinati influssi ai pianeti che ne rappresentano i loro “corpi fisici”. Da tutto ciò possiamo dedurre che ogni pianeta è caratterizzato da una certa di tipologia di frequenza che influenza la Terra e gli esseri umani e ne determina gli eventi.

Sempre l’astrologia ci dice che il tempo è suddiviso in ere, il cui scandire è determinato proprio dall’influenza delle costellazioni. Un ciclo zodiacale dura 25.920 anni ed è suddiviso in dodici ere astrologiche (eoni): le costellazioni zodiacali, ognuna delle quali ha una durata di 2.160 anni.

Su più vasta scala, la Blavatsky, altra autrice tra i massimi esponenti della teosofia, ne “La Dottrina Segreta” ci parla di catene planetarie, globi e ronde. Una Catena Planetaria è composta da 7 globi, ciascuno dei quali ha 7 periodi di attività (ronde). Il totale dei 49 periodi dei vari globi formano una Catena Planetaria.

Studiando la teosofia possiamo quindi comprendere che l’aspetto terreno non è altro che la precipitazione sul piano fisico di energie che si esprimono su livelli energetici più elevati, dove le frequenze vibratorie sono più sottili. Tutto ciò che esiste, infatti, deriva da un’energia primaria divina che è la fonte della vita di tutto l’universo. Questa energia si manifesta attraverso sette raggi, cioè sette frequenze vibratorie che determinano le caratteristiche di ogni creatura dell’universo. I tre raggi principali sono i tre aspetti primari della creazione: potere e volontà, intelligenza attiva, amore e saggezza.

Tutto l’universo e la creazione si basano su questo concetto. Un impulso vuole essere, vuole realizzare un progetto, esprime una volontà (potere e volontà), ma non può farlo senza materia (intelligenza attiva). Da questa unione nasce una coscienza, espressione dell’amore (amore e saggezza), che ha sua volta darà vita ad un’altra creazione, iniziando così un nuovo ciclo.
I pianeti rappresentano quindi un anello molto importante di questa catena molto lunga che ci porta direttamente alla fonte della nostra esistenza, non a caso erano gli Dei presso diverse antiche civiltà.

Tornando ad Holst, la suite “I Pianeti” è costituita da 7 movimenti ognuno dei quali rappresenta un pianeta e ne reca nel titolo il nome e il carattere atrologico:

– Mars, the Bringer of War (Marte, il Portatore di Guerra)
Questo è il movimento che apre la suite e immediatamente cattura l’attenzione con la sua energia frenetica e la sua dissonanza. Holst dipinge un quadro vivido di un conflitto brutale, utilizzando ritmi martellanti e armonie tese. È un brano che trasmette un senso di angoscia e di potenza inarrestabile.

– Venus, the Bringer of Peace (Venere, la Portatrice di Pace)
Dopo la tempesta di Marte, Venere porta una ventata di serenità. Questo movimento è caratterizzato da melodie dolci e armonie luminose, che evocano un senso di pace e di bellezza. È una rappresentazione musicale di un ideale di amore e armonia.

– Mercury, the Winged Messenger (Mercurio, il Messaggero Alato)
Un brano veloce e brillante, che ritrae Mercurio come un messaggero divino che attraversa lo spazio con agilità e rapidità. Le scale cromatiche e i cambi di tempo frequenti creano un’atmosfera di frenetica attività.

– Jupiter, the Bringer of Jollity (Giove, il Portatore dell’Allegria)
Questo è uno dei movimenti più popolari della suite. Giove è rappresentato come una figura gioiosa e trionfante, e la musica è piena di vitalità e di ottimismo. Il coro di uomini, che entra nel finale, aggiunge un tocco di maestosità e di solennità.

– Saturn, the Bringer of Old Age (Saturno, il Portatore della Vecchiaia)
Un movimento lento e riflessivo, che evoca un senso di malinconia e di decadenza. Le armonie sono ricche e complesse, e il ritmo è lento e regolare, come il movimento degli astri.

– Uranus, the Magician (Urano, il Mago)
Questo movimento è caratterizzato da una sonorità insolita e da armonie audaci. Holst crea un’atmosfera misteriosa e magica, utilizzando strumenti insoliti come il celeste e il tamburo basso.

– Neptune, the Mystic (Nettuno, il Mistico)
Il finale della suite è un’esperienza mistica e trascendentale. Le armonie sono rarefatte e le melodie sospese, creando un senso di infinito e di spiritualità. Il coro femminile, che canta un testo ispirato a un inno indiano, aggiunge un tocco di misticismo.

Ogni pianeta ha quindi delle caratteristiche ben specifiche dovute alla tipologia di frequenza che lo costituisce e che di conseguenza influisce sulla Terra e Holst nella sua opera li descrive in maniera molto coerente, rappresentando in una simbiosi perfetta la frequenza archetipica dei pianeti con la struttura prettamente musicale.

Nell’opera di Holst infatti sono presenti anche grandi dissonanze ad evidenziare le tensioni e le disarmonie che caratterizzano la creazione, anch’essa in fase di evoluzione come l’uomo. L’armonia rappresenta il raggiungimento della perfezione ed è evidente che le frequenze emanate dalla creazione presentano anche elementi disarmonici ed incoerenti. Tutto ciò è evidente ad esempio in “Jupiter, the Bringer of Jollity” e “Mercury, the Winged Messenger” dove troviamo delle strutture piuttosto coerenti ed armoniche, fino alle grandi dissonanze di “Neptune, the Mystic” e “Mars, the Bringer of War”.
Quest’ultimo brano ad esempio, richiama alla mente una battaglia di enormi proporzioni ed è infatti caratterizzato da forti dissonanze. È un brano imponente e impressionante, dall’opprimente ritmo di 5/4 che fu definito “il più feroce pezzo di musica di tutti i tempi”.

“I Pianeti” è un’opera affascinante e complessa, dal grande contenuto spirituale, che combina elementi di astrologia, mitologia e spiritualità. Ogni movimento è un piccolo universo sonoro, che invita l’ascoltatore a un viaggio interiore alla scoperta dei misteri del cosmo.